Le Langhe… terre magiche, dove la storia del suolo si mescola con la storia delle sue genti, di coloro che nel corso dei secoli ci ha vissuto e l’hanno resa sempre più fertile, bella ed accogliente … in poche parole unica. Guido Piovene, giornalista italiano e autore di una serie di saggi ed articoli di viaggio, descrive e racconta quella che era allora la Langa, soprattutto negli anni Cinquanta. Le colline, i suoi paesaggi colorati, visti attraverso i suoi occhi di attento osservatore, ci appaiono come una realtà che solo allora stava iniziando ad uscire dall’esilio e dalla chiusura che l’aveva contraddistinta negli ultimi secoli. “Colline su cui prospera stupendo il vigneto, disseminate di castelli, e di aspetto feudale. Vengono incontro con dolcezza, ma l’impressione di dolcezza dura un minuto. Guardandole bene si scorge, come di trasparenza, il loro fondo bianco, eroso, franoso. La loro attrattiva si accresce quanto più si precisa il fondo duro, violento, ma dissimulato da un velo di dolcezza superficiale”. Queste sue bellissime parole, tratte da Viaggio in Italia di Guido Piovene, Milano Mondatori, 1957, tratteggiano perfettamente i caratteri salienti, la peculiarità delle colline di Langa. Vigneti stupendi, belli da vedere non solo per le loro armoniose geometrie, ma oggi ancor più importanti per un’economia agricola sempre più radicata ed efficace. Gli antichi borghi arroccati sulle cime dei bricchi, ognuno con il suo rudere, vuoi che sia torre, castello, mura, ancora oggi ci ricordano l’antico passato feudale di queste terre.  Guido Piovene è stato capace di non fermarsi alle apparenza, è sceso più a fondo per cogliere l’aspetto più vero che si nasconde dietro la dolcezza apparente dei dolci profili delle colline, la vita dura e difficile dei contadini. La terra di Langa è sempre stata difficile e faticosa da lavorare: la malora, di fenogliana memoria, ci ricorda infatti che i contadini che vivevano sulle Langhe ancora negli anni Cinquanta faticavano, e non poco, nella vita dei campi. Era una vita spesso dura e difficile, scandita dal lavoro nei campi, spesso in costante isolamento, senza nessuna certezza e sicurezza. Ma negli anni Cinquanta si iniziano a vedere i primi segnali di un’importante cambiamento di rotta, con il boom economico che stava per scoppiare anche ad Alba e nel suo territorio. Questa nuova ed improvvisa ricchezza portò ad un graduale miglioramento nella condizione di vita, anche nel mondo contadino. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizi degli anni Ottanta si iniziò a percepire la vita agricola e il lavoro tra le vigne in una nuova prospettiva: non solo più come fatica e soddisfazione personale, ma come una nuova ed interessante attività produttiva, capace di produrre un discreto ritorno economico. Ed ecco che la malora si trasformò in ricchezza. Ci fu un vero e proprio ritorno alla campagna e alla vigna, spesso proprio da parte di coloro che anni addietro l’avevano lasciata per andare a cercare fortuna in fabbrica ad Alba e dintorni. Il vino, prodotto e commercializzato già dagli antichi romani, riportato in auge da  Carlo Alberto nella Reale tenuta di Pollenzo anche grazie agli esperimenti condotti nella tenuta di Grinzane dal conte Camillo Benso di Cavour, divenne ben presto un importante punto di riferimento nell’economia di Langa e Roero. Vino e fatica quindi, quella dell’uomo che con infinita pazienza, con grande meticolosità ha saputo modellare i fianchi e i pendii scoscesi di queste colline, trasformandoli in terreni adatti alla viticoltura. I pregiati vini di Langa e Roero, conservati con cura in antiche cantine, spesso scavate nelle viscere della terra per conservare meglio aromi, struttura e profumi, vengono ogni giorno esportanti in tutto il mondo e raccontano la magia delle colline dove vengono  prodotti, le Langhe.